“Quando sono debole, è allora che sono forte”. Leggi alcune pagine del libro di Aurora Morelli e scrivi un tema che dovrà essere improntato soprattutto sulla tua riflessione personale e su che cosa ti trasmette la testimonianza di Aurora, una ragazza crotonese affetta da una rara malattia, che le ha causato gravi sofferenze e numerosi interventi chirurgici.
Aurora nonostante la sofferenza, trasmette idee piene di speranza tanto da scrivere:
Penso che non abbiamo il diritto di essere cronicamente tristi. Conosco tante persone annoiate della vita, sempre insoddisfatte, prigioniere dell’abitudine. Mai felici.
Non esagero quando dico che non ne abbiamo il diritto.
Lo penso davvero.
Non abbiamo il diritto di non accorgerci mai di quanto sia MERAVIGLIOSA la vita.
Penso che questo sia uno dei peccati più grandi.
Non abbiamo il diritto di …uccidere la vita, di spegnerla, di ingrigirla, di viverla sottotono. Non è per questo che ci viene donata, ogni mattina, proprio a noi e non ad altri.
Abbiamo il DOVERE di viverla in pienezza. Il dovere di essere grati.
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Troverai alcune pagine del diario di Aurora all’interno dei siti www.ostellocasadichiara.it e www.amicideltedesco.eu
Se vuoi leggere l’intero libro lo trovi a Crotone presso il negozio Shalom in piazza Duomo n.17 o se non abiti a Crotone, lo puoi richiedere via posta inviando una mail a: auroramorelli.kr@gmail.com
Le tue riflessioni libro di Aurora vanno inviate via mail entro il 30 marzo 2019 al seguente indirizzo: auroramorelli.kr@gmail.com
Nella prima pagina del testo scrivi “Riflessioni su Aurora”, il tuo indirizzo, la tua data di nascita, il tuo numero di telefono, la tua mail e la scuola che frequenti. Il concorso è riservato agli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado (scuola media) ed agli alunni di tutte le classi della scuola secondaria di secondo grado (scuole superiori). Il testo dovrà essere al massimo di 3 facciate (circa 12.000 caratteri o circa 1200 parole).
La commissione insieme alla mamma di Aurora leggerà il tema. Due i premi in palio.
Temi provenienti dalla Calabria:
Il miglior tema sarà premiato con un viaggio per una persona in Trentino della durata di una settimana (viaggio e mezza pensione) offerto dall’associazione Amici del tedesco e dalla cooperativa sociale One. Il viaggio si terrà a luglio del 2019. Il nome del vincitore sarà comunicato entro il 2 giugno 2019.
Temi provenienti da altre Regioni:
Il miglior tema sarà premiato con una settimana, pernottamento e prima colazione per due persone, a Crotone presso l’ostello Casa di Chiara offerto dalla cooperativa sociale One. Il soggiorno si terrà a luglio o a settembre del 2019. Il nome del vincitore sarà comunicato entro il 2 giugno 2019.
Qui di seguito alcuni stralci tratti dal libro “come un libro aperto, la mia semplice testimonianza” di Aurora Morelli…
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Ti sei dimenticata che cos’è la vita, ti sei abituata anche tu a confondere la DIGNITA’ della vita con la QUALITA’ della vita, e a pensare che la vita sia degna di essere vissuta solo in base alla sua “qualità”, alle sue performance, alle sue capacità, e naturalmente all’assenza di dolore e di sofferenza. Ti sei dimenticata che la vita è “di più” di questo.
Che la vita è… amare. La vita vera è amare.
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Il senso della vita è amare.
La vita ha senso solo quando viene donata.
È questo che realizza pienamente una persona, e da veramente valore alla sua vita, la rende una vita degna di essere vissuta.
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La mia vita ha senso. Ha valore, un valore enorme.
“La mia vita è di più, molto di più”.
Io sono di più. Io non sono soltanto la mia malattia, non sono la sindrome di Marfan. Io sono Aurora, una persona. Sono di più della mia malattia.
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Molti pensano che io sia una specie di “quercia”. Una che resiste alle tempeste senza mai piegarsi.
Ma non è così.
La quercia se ne sta sempre dritta, tutto d’un pezzo, inflessibile.
Non sembra neanche accorgersi del vento intorno a lei.
La guardi e pensi che durerà in eterno, perché niente la può piegare.
Finché arriva un vento più forte degli altri, un uragano che la quercia non può contrastare…e la quercia si spezza.
Io sono un “giunco”, il giunco su cui non scommetteresti niente.
Il giunco che ti sembra così fragile…dai per scontata la sua debolezza.
Non lo vedi nemmeno, mentre sei intento a guardare la quercia, la sua forza, la sua imponenza.
Eppure quel giunco inizia a sorprenderti, lo vedi sopravvivere a molte tempeste, a molti uragani.
Lo guardi meglio…e ti accorgi che, sotto i colpi del vento, il giunco si piega.
Lo credi abbattuto, finito, spacciato…ma quando il vento cessa, il giunco torna a rialzarsi.
Alla fine capisci che il giunco è più forte della quercia. È più forte proprio perché…è più debole.
Proprio perché il giunco si piega, e la quercia no.
Proprio la debolezza del giunco è la sua forza.
Quando sono debole, è allora che sono forte.
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Ricordo una frase di un film che diceva: “L’orgoglio è una brutta bestia, ma per amore la si può uccidere”.
Sia fatto come vuoi tu.
Fino ad allora avevo utilizzato la sedia a rotelle solo in ospedale. E a casa per un breve periodo dopo i fatti di novembre.
Ma era diverso. Quelle erano situazioni “ospedaliere”.
In quelle circostanze era una tappa della convalescenza, una tappa obbligata, ma sulla via della guarigione.
Adesso non era la stessa cosa.
Questa non era una situazione “transitoria”, non avevo bisogno della sedia perché ero “convalescente”, ma perché non ce l’avrei mai fatta a camminare come potevano fare gli altri.
Calpestai la mia stessa volontà nel dire: “Va bene”.
Mi riempivo di sconforto e pesantezza.
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (Luca 9,23)
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Credo che a nessuno piaccia essere preso in giro.
A me non piacerebbe.
Sandro Bartoccioni, il grande cardiochirurgo di Perugia, colpito da un cancro allo stomaco, scrive in un libro:
“Nella vita non vince chi vive più a lungo, ma chi vive appieno il tempo che ha davanti, poco o tanto che sia”.
A volte mi capita di pensare al mio funerale…Così come penso alle cose della vita.
E mi piacerebbe che fosse un bel funerale.
Che fosse bello, che fosse anche una festa.
Che si pianga, certo…ma…che si rida, anche.
Vorrei che fosse come è stata tutta la mia vita: uno stretto miscuglio di gioia e di dolore.
Così stretto, da non sapere più dove finisce l’uno ed inizi l’altro.
Morte e resurrezione insieme.
Lo immagino con tanti bei canti, con tanti strumenti musicali… come se fosse la notte di Pasqua.
Con gioia vera. La gioia della risurrezione!
Voglio tanti fiori bianchi.
Voglio che si senta forte il profumo di resurrezione!
Meraviglioso, ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso, tu dici non ho niente, ti sembra niente il sole, la luna, il mare? (Domenico Modugno, Meraviglioso, RCA, 1968)
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Eppure, quando il Signore me ne da la forza, non mi sento più “derubata”, della mia vita e della mia giovinezza.
Quando il Signore me ne da la forza, tutte queste privazioni le vivo come…un’offerta.
Il Signore mi permette di passare dal “mi hai rubato la mia giovinezza, al “TI REGALO” la mia giovinezza.
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C’erano tante cose che non capivo, una marea di cose, che non riuscivo a comprendere di quella mia situazione… Ma ciò di cui ero certa, di cui non dubitavo, e l’unica cosa che mi permetteva di non essere disperata, era che, in tutto questo, ero certa ci fosse un senso.
Ero certa che ci fosse un fine, anche se non capivo bene quale fosse…non lo sapevo… non potevo saperlo…era tutto così strano…così misterioso….
Dio mi aveva portato in quel letto, mi voleva lì in quelle sofferenze indicibili, in quel vortice di dolore e di emozioni che mi trascinavano dalla vita alla morte, e poi ancora dalla morte alla vita. Un vento fortissimo mi scuoteva il cuore, lo faceva a pezzi, lo ricostruiva, e poi lo dilatava così tanto da permettermi di accogliere quello che ti è impossibile possedere. Quello che quando lo ricevi non puoi contenerlo, perché trabocca sempre. Quando ti riempie, ti fa aprire ancora e sempre di più. Quella forza che frantuma un chicco di grano, e lo spacca, e lo apre…e lo uccide, perché possa nascere ancora vita nuova.
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